Il miglio d’oro

Il miglio d’oro

Il Miglio D’Oro è un tratto di strada che va da Portici a Torre Annunziata, fiancheggiato da Ville stupende.l’aristocrazia napoletana cominciò a costruirle nel ‘700 per imitare re Carlo di Borbone. che si era fatto edificare a Portici un magnifico Palazzo. nacque così uno dei patrimoni architettonici e storici più importanti dell’area, il Miglio D’Oro delle Ville Vesuviane.

Le Ville vesuviane, ben 121, meta di villeggiatura dell’aristocrazia borbonica, furono costruite con gusto scenografico e rivolte verso i bei panorami del golfo. nella maggioranza dei casi presentavano parchi spettacolari, ornati con chioschi, boschetti, fontane, panchine, laghetti, orti e busti di marmo; talvolta avevano giardini aromatici, arricchiti di essenze mediterranee ed esotiche alquanto rare, ad imitazione di quanto accadeva per la Reggia di Portici.

Spesso nella progettazione del parco, ci si orientava sui modelli francesi ampiamente pubblicizzati in tutta europa.

La Favorita, realizzata nel 1768 da Ferdinando Fuga, con il bellissimo parco sul mare, fu abbellita con un parco dei giochi e macchine per esercizi di ginnastica, che venivano aperti al pubblico durante i giorni di festa dei mesi estivi determinando una grande affluenza di popolo.

Villa delle Ginestre

“Lo sterminator Vesevo” fa da sfondo alla magnifica villa già Carafa-ferrigni, collocata ai piedi del Colle dei Camaldoli, alle falde del Vesuvio, nel territorio compreso tra i Comuni di Torre Annunziata e Torre del Greco. La Contrada, oggi denominata Leopardi, era popolarmente indicata come “ncoppa ‘a lava” o “lava vecchia” o “lava del Cianfetiello” per distinguerla dai successivi depositi di colate laviche, come quella del 1861.

Il nome della villa deriva dal famoso canto leopardiano, che a sua volta, piace ritenere essere stato suggerito dal rigoglioso mare giallo formatosi, intorno alla casa dopo l’eruzione del 1806 che costrinse i proprietari, I Ferrigni, ad abbandonare la casa. Questi ne entrarono in possesso per via ereditaria in quanto una Margherita Simioli, nipote del canonico Giuseppe, che costruì la Villa alla fine del ‘600, sposò Diego Ferrigni Pisone, un figlio di costui sposò Enrichetta Ranieri, sorella del più famoso Antonio, l’autore dei sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, ossia la travagliata cronaca dell’amicizia del Ranieri col Poeta e della permanenza napoletana del Leopardi, durante la quale caddero i soggiorni nella Villa Vesuviana.

La Villa, non aveva allora la configurazione attuale, perchè solo nel 1907 fu edificato il portico neoclassico che circonda la casa. Ai tempi del Poeta era un cubo bianco nella distesa verde, folta ed ininterrotta sino alla lontana spiaggia.

Dopo i Ferrigni, per passaggi ereditari o vendite, la villa, ormai, famosa, fu dei Lang, dei Carafa e dei De Gavardo, prima di entrare nel Patrimonio Universitario.

La Villa veramente ci avvolge e ci accoglie in una dimensione densa di memorie; dai balconi alle terrazze.

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